venerdì 30 maggio 2014

Ebook de "L'anonima Guerra"

L'ebook de "L'anonima Guerra" è disponibile ora online su Ultimabooks.it, Bookrepublic.it, Amazon Kindle Store, Libreria Rizzoli su corriere.it

Ecco la sinossi ed un estratto del libro:

Mattia è un giovane robivecchi fiorentino ed in una fradicia notte del 1966, dopo che la sua adorata bottega è stata devastata dall'alluvione, fa un incontro d'osteria: una signora dall'età indefinibile, dai grandi occhi ascoltatori, con una cifra numerica tatuata appena sopra il polso.
Klara, questo il suo nome, ascolta il convulso racconto delle paure che l'acqua ha violentemente reso galleggianti nella mente di Mattia e gli offre un dono, il suo racconto, della sua giovinezza e di come si è salvata da sventura ben più drammatica.
Klara Kalovi recte Weingrod, ebrea polacca sfuggita due volte alla morte, mostra a Mattia ciò che ha di più caro, un foglio di carta che si è dimostrato più forte del carrarmato e della baionetta. Si tratta della lettera che il suo ultimo parente rimasto in vita, il cugino Adam Kalovi, le indirizzò in tempo di pace, in risposta ad un suo estremo segno di capitolazione di fronte alla memoria della guerra e della prigionia. Klara traduce per il fiorentino la lingua sconosciuta, la commistione delle frasi polacche e delle insostituibili parole yiddish ed un mondo prende corpo nell'osteria, nella Firenze alluvionata, nel racconto che Klara ha fatto un milione di volte, prima di decidersi a scriverlo e farne la sua vita.
Per noi che leggiamo, tutto inizia, come per Klara e Mattia, con le parole di Adam, che combattono il dolore con il racconto:

"Mia cara cugina, vorrei toccare il tuo cuore con una mano.
Così, sul tuo sterno potrei giurare che la tua storia sta andando perché la tua storia sei te.
Credo fermamente che l’unica speranza contro la diseredazione è fare della storia la nostra storia. Tu devi rifiutare quella terribile storia che ogni giorno ti viene propinata e vivere la tua. Sei sopravvissuta. La tua storia è qui, tu sei qui. Vivila. Raccontami.
Mi fai piangere ma sono lacrime buone, come quelle che verso al pensiero che un innocente è stato prosciolto. Se non mi credi, ti istruirò come io sono stato istruito da uno spirito incontrato nell’immenso e sterminato bosco. Gli insegnamenti di quel folletto mi hanno salvato in più di un’occasione. Grazie a quello spiritello, io sono Adam e questa è la mia storia. (...)
Nell’ottobre del 1937 mi trovavo a casa tua, mia cara Klara, a Varsavia.
Il mio ricordo inizia quando era sera ed io rimasi a lungo disteso sull’erba, a strappare e contare piccolissimi fiori che puntellavano il prato.
Osservavo le nuvole e gli uccelli migratori che si attardavano sopra alla città. Era così bella quella grande pace che ancora ricordo con nitidezza tutto quello che vedevo.
L’autunno procedeva lento e solerte, con un soffio svogliato incrinava ogni traccia d’estate e la lasciava languire, attenendo che si spegnesse di sua spontanea volontà, priva ormai di ogni speranza e dimentica dei semi che i frutti avevano nascosto, sotto le macerie della primavera, nel terreno. (...) I cittadini correvano di qua e di là, chiacchierando nella loro lingua come se si trattasse di una lingua assoluta ed impeccabile, ascoltavano canzoni, accompagnate da orchestre di ogni tipo, bevevano e mangiavano, poco interessati a tutto ciò che avveniva al di fuori delle mura, della chiesa, della biblioteca, dell’osteria e così via.
Così i diversi mondi, animati dalla stessa linfa, non si incontravano in nessuna stagione per bruciare le messi secche ed augurare un futuro nuovo e non riciclato.
Osservavo questa situazione con una certa, crescente ansia: avevo viaggiato fin da bambino, parlavo tedesco, russo ed yiddish, oltre che il polacco. Non avevo idea di quale fosse la lingua dei miei genitori: mio padre alternava il tedesco, il polacco e lo yiddish. Non era tuttavia un gran trasformista: ogni sua frase era ritmata da un marcato accento che richiamava l’attenzione sulla sua voce ovunque lui fosse, richiedendo tutta la sua pazienza ed il suo impegno per rendere le parole ed il loro significato altrettanto forti quanto quel ritmo dissonante. (...) Se la vita me lo avesse permesso, avrei aperto una libreria sulla grande piazza e avrei campato vendendo libri scritti in tutte le lingue. Avrei disposto l’uno accanto all’altro, sullo stesso scaffale, il manoscritto in lingua originale e le sue traduzioni migliori, da me personalmente scelte. Così, quando un cliente avrebbe espresso il desiderio di comprare un certo romanzo, gli avrei domandato:
In quale lingua? Whelcher Sprache? 'yn ww’ás şpr’ak? w jakim języku? Dans quelle langue?
Quella sera ero proprio così: riflettevo su di me, su mio padre, sui miei sogni malformati, mentre distrattamente osservavo gli uccelli ritardatari, che dall’altezza dei loro nidi non si curavano delle notizie di un inverno imminente. Ricordo un cielo ormai scuro e cercavo di immaginare l’esatta posizione delle stelle, malgrado il loro chiarore non fosse ancora ben definito. Scommettevo ed attendevo la loro apparizione, per vincere, visto che con un solo battito di palpebra le facevo apparire di fronte al mio sguardo."

Qui puoi leggere i commenti dei lettori su 20lines.com,
Qui invece un articolo che ho scritto qualche tempo fa sulla produzione di questo libro.


giovedì 29 maggio 2014

Il Banchetto della Poesia

Venerdì 30 maggio, Sheherazadh parteciperà a:

Il Banchetto della Poesia

Serata con lettura di poesie ed aperitivo.

Dalle 19:30 alle 22:30 poeti emergenti leggeranno le loro poesie inedite alla Fumetteria Bar Cruzador, in via della Foce a Viareggio.