giovedì 31 luglio 2014

Libri


Non scambiare i libri 
Con calce e muro
Crollan gli equilibri
Con l'intonaco all'oscuro.

Chiostro di San Francesco


Un albero cresceva
Nel misero loculo
Bianco immaginava
Che attira l'usignolo. 

Castello Malaspina


Un albero fiorito
Spande torri intorno
Passato riferito
Da bocche senza ritorno.

"La Zanzara"

"La Zanzara" è il titolo di un progetto dell'Associazione Culturale Fuori Programma, in collaborazione con il film -maker Lorenzo Simonini.

Dopo aver girato la puntata di lancio... abbiamo aperto il recruitment: visitate la pagina dell'evento ed iscrivetevi per partecipare!

I candidati saranno intervistati in forma anonima sui temi della Zanzara!

Il video di lancio

L'evento su FB:

Infine la pagina con tutte le informazioni!


lunedì 30 giugno 2014

"Video-games: la realtà virtuale vista dal mondo materiale."

Nuovo articolo settimanale per la sezione Scienza e Salute del blog vfw-project:

"Video-games: la realtà virtuale vista dal mondo materiale."

“Tutti noi abbiamo sentito, almeno una volta nella vita, la voce di Piero Angela che pronuncia la frase: nelle società di primati, lo spidocchiamento reciproco ha il ruolo di creare e rafforzare la socialità tra gli individui del gruppo.
Proviamo ora a sostituire la parola “spidocchiamento” con un’altra che ci sembra inappropriata in tale contesto. Immaginiamo che Piero Angela dichiari che “i video-games hanno il ruolo di creare e rafforzare la socialità tra gli individui”...

Prosegui la lettura su vfw-project!


domenica 15 giugno 2014

Il pianeta Ebola

Il mio articolo settimanale su vfw-project.com

"Il pianeta Ebola"

"Parlare del virus Ebola e della febbre emorragica epidemica da esso provocata non può prescindere dal parlare dell’Africa, dalle condizioni di vita e di contagio che esistono nel continente. Come per il virus dell’HIV, esistono una serie di date da tener presente e che delineano l’epidemia tra gli esseri umani come parte della storia recente: i primi casi sono stati riscontrati in Zaire, nell’odierna Repubblica del Congo, nel 1976..."




domenica 8 giugno 2014

"La Saga Virale" by Teresa Del Bianco

Il mio articolo settimanale per la rubrica Scienza e Salute del sito di condivisione di notizie e approfondimenti VFWp.com!

"La Saga Virale" by Teresa Del Bianco on VFWp.com

"Quanto il rapporto uomo-donna, se non di più, è stretto il rapporto uomo – inteso come umanità – e virus: eppure, miti e leggende non fanno parola di questa misteriosa navicella che forse era sola prima della creazione del giardino, degli animali, dell’uomo." - Read more...


giovedì 5 giugno 2014

Miss Eyre vs Mme Bovary


Per cercare di convincersi di non avere speranza con l'uomo del quale è infatuata, Jane Eyre esegue un ritratto della donna che, secondo lei, incarna tutte le caratteristiche ideali della bellezza. Lo confronta con il proprio ritratto allo specchio ed si proferisce da sola il verdetto che ella stessa aveva previsto.
Tuttavia, dopo aver escluso che sul proprio volto esista anche solo una marginale traccia di bellezza, Jane finisce per amare di più il suo padrone, Mr Rochester, e lui stesso non può resistere all'amore per lei. La disfatta della rivale, la nobile e bellissima Blance Ingram, il cui aspetto ravvisa i tratti del disegno di Jane, è completa. Tutto ciò appare inspiegabile, ma ha una sua quota di realismo. Come mai?
Soffermiamoci sulla descrizione del ritratto. Chi ci ricorda?
Ripensandoci dopo aver appena finito un romanzo, non Jane Eyre, un altro, non ho avuto alcun dubbio: si tratta del ritratto di Emma Bovary!
Forse, Jane non vuole assicurarsi di non esser bella, dote della quale in fondo non le importa un granchè (come lei stessa afferma, interrogata dal suo uomo). Piuttosto, esclude di essere "quel tipo di donna", alla quale gli uomini riservano un tipo d'amore che lei non desidera, anzi rifugge.
Emma Bovary invece subisce, a causa di un'intelligenza che non ha avuto occasione di svilupparsi, malgrado la mente vivace, la disperazione indotta dalla noia e dalla segregazione. Queste ultime la portano a cadere nelle trappole come un'ingenua. Non afferma mai la propria personalità, si lascia manipolare e non sviluppa nessuna passione, alcuna visione del mondo e degli uomini. Malgrado abbia potenzialmente le basi per farlo: ben 3000 scudi di dote!
Jane, al contrario, è povera, orfana - nonchè bruttina. Tuttavia, è saggia e decisa, finanche testarda, fantasiosa, dotata di intuito e forza morale. In più, ha ben due occasioni per affinare la propria mente: la scuola ed il lavoro. Questo la difende dal gramo destino della ricamatrice e la porta ad immaginare di poter oltrepassare l'orizzonte, a contrapporre l'idea dell'immobilismo con la possibilità del movimento. Perfino le Sacre Scritture, alle quali entrambe le protagoniste credono, sono vissute con estrama differenza: Emma è superficiale e superstiziosa, mentre Jane ha una fede fervida e focosa quasi quanto la propria immaginazione.
Non credo che si tratti di due personaggi estramizzati, non realistici: piuttosto, costituiscono le due facce della stessa medaglia. L'unico fronzolo letterario si riduce, infine, soltanto al loro aspetto esteriore, chiaramente antitetico.
In Jane Eyre incontriamo un paio di camei che assomiglia alla nostra Emma Bovary: le cugine Eliza e Georgiana, figlie della perfida zia tutrice di Jane. Esse rappresentano, sdoppiate, i due aspetti di Emma: la frivolezza impulsiva, destinata al matrimonio precoce, e lo slancio monastico, quale fuga da un mondo nel quale non ci si riesce a calare e che non desta alcun interesse.
Charlotte Bronte, l'autrice di Jane Eyre, aveva presente dunque il tipo di donna che incarna Mme Bovary. Malgrado ciò, non le contrappone Jane, la sua eroina, che incontrando le cugine dopo molti anni costruisce con loro un pur breve stralcio di empatia.
Anche un'altra figura, la signorina di cui il parrocco St John è non troppo segretamente innamorato, ha tratti "bovareschi": è bella, fragile, va a cavallo e ha una risata leggera. St John la rifiuta, pur amandola, ritenendola una moglie non adatta alla propria posizione di pastore e uomo spirituale. L'autrice, comunque, parteggia per la povera signorina, ritraendola come una disgraziata Andromeda lasciata al proprio destino da un vile Perseo, il quale le rifiuta la salvezza del vero amore per la conservazione delle convenienze dei ruoli (che poi, è un po' ciò che fa Emma Bovary con il signor Leone).
Donne non rispettate in quanto persone, il cui atto eroico più maestoso è soltanto quello dell'autoaffermazione. Tutte le altre trasgressioni sono effetti collaterali già scritti che cancellano la persona intollerante alla medicina della società.




Uno Spettro si aggira per l'Europa (lo spettro autistico)


Il mio nuovo articolo settimanale sul blog VFW-project:

Uno Spettro si aggira per l'Europa (lo spettro autistico)

"Sull’autismo circolano antichi fraintendimenti, non soltanto di quelli innocui – per
esempio, quando tra le mie conoscenze girava voce che io stessi scrivendo la mia testi sugli autisti.
L’eziologia è la causa, il movente necessario e sufficiente per l’insorgere di una malattia: ancora, in Italia, un giudice ha ritenuto valido il collegamento eziologico tra l’autismo e il vaccino antimorbilloso. Questa teoria giunse alla ribalta..."

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Enjoy :)



venerdì 30 maggio 2014

Ebook de "L'anonima Guerra"

L'ebook de "L'anonima Guerra" è disponibile ora online su Ultimabooks.it, Bookrepublic.it, Amazon Kindle Store, Libreria Rizzoli su corriere.it

Ecco la sinossi ed un estratto del libro:

Mattia è un giovane robivecchi fiorentino ed in una fradicia notte del 1966, dopo che la sua adorata bottega è stata devastata dall'alluvione, fa un incontro d'osteria: una signora dall'età indefinibile, dai grandi occhi ascoltatori, con una cifra numerica tatuata appena sopra il polso.
Klara, questo il suo nome, ascolta il convulso racconto delle paure che l'acqua ha violentemente reso galleggianti nella mente di Mattia e gli offre un dono, il suo racconto, della sua giovinezza e di come si è salvata da sventura ben più drammatica.
Klara Kalovi recte Weingrod, ebrea polacca sfuggita due volte alla morte, mostra a Mattia ciò che ha di più caro, un foglio di carta che si è dimostrato più forte del carrarmato e della baionetta. Si tratta della lettera che il suo ultimo parente rimasto in vita, il cugino Adam Kalovi, le indirizzò in tempo di pace, in risposta ad un suo estremo segno di capitolazione di fronte alla memoria della guerra e della prigionia. Klara traduce per il fiorentino la lingua sconosciuta, la commistione delle frasi polacche e delle insostituibili parole yiddish ed un mondo prende corpo nell'osteria, nella Firenze alluvionata, nel racconto che Klara ha fatto un milione di volte, prima di decidersi a scriverlo e farne la sua vita.
Per noi che leggiamo, tutto inizia, come per Klara e Mattia, con le parole di Adam, che combattono il dolore con il racconto:

"Mia cara cugina, vorrei toccare il tuo cuore con una mano.
Così, sul tuo sterno potrei giurare che la tua storia sta andando perché la tua storia sei te.
Credo fermamente che l’unica speranza contro la diseredazione è fare della storia la nostra storia. Tu devi rifiutare quella terribile storia che ogni giorno ti viene propinata e vivere la tua. Sei sopravvissuta. La tua storia è qui, tu sei qui. Vivila. Raccontami.
Mi fai piangere ma sono lacrime buone, come quelle che verso al pensiero che un innocente è stato prosciolto. Se non mi credi, ti istruirò come io sono stato istruito da uno spirito incontrato nell’immenso e sterminato bosco. Gli insegnamenti di quel folletto mi hanno salvato in più di un’occasione. Grazie a quello spiritello, io sono Adam e questa è la mia storia. (...)
Nell’ottobre del 1937 mi trovavo a casa tua, mia cara Klara, a Varsavia.
Il mio ricordo inizia quando era sera ed io rimasi a lungo disteso sull’erba, a strappare e contare piccolissimi fiori che puntellavano il prato.
Osservavo le nuvole e gli uccelli migratori che si attardavano sopra alla città. Era così bella quella grande pace che ancora ricordo con nitidezza tutto quello che vedevo.
L’autunno procedeva lento e solerte, con un soffio svogliato incrinava ogni traccia d’estate e la lasciava languire, attenendo che si spegnesse di sua spontanea volontà, priva ormai di ogni speranza e dimentica dei semi che i frutti avevano nascosto, sotto le macerie della primavera, nel terreno. (...) I cittadini correvano di qua e di là, chiacchierando nella loro lingua come se si trattasse di una lingua assoluta ed impeccabile, ascoltavano canzoni, accompagnate da orchestre di ogni tipo, bevevano e mangiavano, poco interessati a tutto ciò che avveniva al di fuori delle mura, della chiesa, della biblioteca, dell’osteria e così via.
Così i diversi mondi, animati dalla stessa linfa, non si incontravano in nessuna stagione per bruciare le messi secche ed augurare un futuro nuovo e non riciclato.
Osservavo questa situazione con una certa, crescente ansia: avevo viaggiato fin da bambino, parlavo tedesco, russo ed yiddish, oltre che il polacco. Non avevo idea di quale fosse la lingua dei miei genitori: mio padre alternava il tedesco, il polacco e lo yiddish. Non era tuttavia un gran trasformista: ogni sua frase era ritmata da un marcato accento che richiamava l’attenzione sulla sua voce ovunque lui fosse, richiedendo tutta la sua pazienza ed il suo impegno per rendere le parole ed il loro significato altrettanto forti quanto quel ritmo dissonante. (...) Se la vita me lo avesse permesso, avrei aperto una libreria sulla grande piazza e avrei campato vendendo libri scritti in tutte le lingue. Avrei disposto l’uno accanto all’altro, sullo stesso scaffale, il manoscritto in lingua originale e le sue traduzioni migliori, da me personalmente scelte. Così, quando un cliente avrebbe espresso il desiderio di comprare un certo romanzo, gli avrei domandato:
In quale lingua? Whelcher Sprache? 'yn ww’ás şpr’ak? w jakim języku? Dans quelle langue?
Quella sera ero proprio così: riflettevo su di me, su mio padre, sui miei sogni malformati, mentre distrattamente osservavo gli uccelli ritardatari, che dall’altezza dei loro nidi non si curavano delle notizie di un inverno imminente. Ricordo un cielo ormai scuro e cercavo di immaginare l’esatta posizione delle stelle, malgrado il loro chiarore non fosse ancora ben definito. Scommettevo ed attendevo la loro apparizione, per vincere, visto che con un solo battito di palpebra le facevo apparire di fronte al mio sguardo."

Qui puoi leggere i commenti dei lettori su 20lines.com,
Qui invece un articolo che ho scritto qualche tempo fa sulla produzione di questo libro.


giovedì 29 maggio 2014

Il Banchetto della Poesia

Venerdì 30 maggio, Sheherazadh parteciperà a:

Il Banchetto della Poesia

Serata con lettura di poesie ed aperitivo.

Dalle 19:30 alle 22:30 poeti emergenti leggeranno le loro poesie inedite alla Fumetteria Bar Cruzador, in via della Foce a Viareggio.